Fondamentalmente tutti noi vorremmo reagire alle situazioni avverse in modo positivo, con gentilezza e sentirci sempre a nostro agio ma di solito questo non succede perché la nostra mente, in quei momenti reattivi, lavora in un modo diverso da come si auspica, questo a causa delle nostre tendenze mentali abituali di base inconsce.

Spesso la nostra mente è molto disturbata, selvaggia e non fa quello che desideriamo; le diciamo di andare ed invece si ferma, le diciamo di fermarsi ed invece reagisce, le diciamo di non fare questo e invece lo fa, e così via. Non è per nulla flessibile ma, appunto, selvaggia. Quello di cui abbiamo bisogno è quindi di imparare a domare la nostra mente per cambiare il nostro modo di reagire.

La meditazione riguarda esattamente questo: è il metodo per domare la mente, come addestrare il nostro cane ad obbedirci. Quando avremo imparato a domare la nostra mente saremo sicuramente molto più felici e vedremo le cose in modo positivo. Ma per arrivare a questo dobbiamo addestrarci nella pratica della meditazione;questa è la sfida.

Meditare non significa vivere delle esperienze speciali, belle, positive e rilassanti; può accadere anche questo e va bene, ma non è molto importante che ciò succeda. La nostra mente è un su e giù, se viviamo un’esperienza positiva questa sarà seguita da un’esperienza negativa, ad un’emozione piacevole ne seguirà una spiacevole. Questo costante su e giù è proprio ciò che cerchiamo di gestire. Come possiamo riuscirci?

La nostra mente è il pensare, il percepire, le sensazioni e il provare sentimenti; di questo è costituita. Quindi, lo scopo non è quello di zittire la mente; altrimenti saremmo morti. Non è neppure il fermare emozioni e pensieri, ma riguarda il come gestire le emozioni, i pensieri, le percezioni e le sensazioni che sorgono nella mente.

Quindi quando vogliamo meditare, ci sediamo, ci rilassiamo e permettiamo a quello che sorge di sorgere. Vediamo quello che stiamo vedendo, sentiamo quello che stiamo sentendo, sia con l’udito che con gli altri organi di senso. Quello che si presenta va bene, non ci aggrappiamo a quello che sorge e lo lasciamo andare. Se sorge un pensiero positivo e piacevole va bene, se rimane lì per un po’ va bene e quando passa va bene e lo lasciamo andare.

Pertanto non ci aggrappiamo all’esperienza positiva o ai pensieri positivi: lasciamo che sorgano, lasciamo che rimangano, lasciamo che vadano via. Se riusciamo a fare questo, impariamo ad avere un controllo sulla mente per cui qualsiasi cosa sorge va bene: la si lascia sorgere e così ci si rilassa e la si lascia andare. Se per caso mentre siamo seduti passa una macchina, va bene e lasciamo andare il pensiero riguardo la macchina; se un uccello canta va bene e lasciamo andare il pensiero riguardo l’uccello. Quando riusciremo a fare questo impareremo a gestire qualsiasi cosa sorga e saremo in grado di sentirci bene qualunque cosa accada. Se c’è del positivo va bene, se non c’è va bene ugualmente.

Quindi la meditazione non riguarda l’ottenere delle esperienze positive o piacevoli, per quello è meglio mangiare la cioccolata! Non è come mangiare cioccolata, o meglio: mangio la cioccolata e va bene e se la cioccolata è amara va bene ugualmente. Si impara quindi a lasciare le esperienze per quelle che sono. Lasciarle sorgere e lasciarle andare senza farsi sopraffare.

Questa è la stabilità della mente; quando ho la mente stabile sono a mio agio sia nel bene che nel male. Se la mia mente è stabile ho il controllo sulla mia mente; questo è lo scopo della meditazione, questo è lo scopo dell’addestramento.

Le istruzioni su come meditare

Per prima cosa ci sediamo comodi in un luogo in cui non ci sono distrazioni, dove non siamo costretti a fare qualcosa, dove possiamo rimanere fermi e rilassati senza fare nulla; come il corpo ha bisogno di riposarsi, anche la mente ha necessità di riposo. In questo modo fermiamo le nostre consuete attività. Poi portiamo idealmente “la mente nel corpo”, la mente che vaga torna a casa, nel corpo. Spesso la mente vaga altrove ed è lontana dal presente e dal nostro corpo. Spesso la mente è rivolta al passato, sta pensando a quello che è successo ieri o dieci anni fa, a quello che succederà domani o a quando avremo novant’anni; spesso è rivolta ai problemi del passato e si preoccupa di quelli futuri- Questo significa che la mente non è nel corpo.

Quando invece portiamo la mente nel corpo, così da sentire il corpo nel qui ed ora, produciamo una sensazione di agio in cui vedo quello che vedo adesso, non quello che vedevo cinque minuti fa, ieri o l’altro ieri; sento quello che sento in questo momento e provo le emozioni che provo adesso. Portando la mente nel corpo, sviluppiamo una sensazione di agio perché la mente ed il corpo si rilassano assieme.

Quando un pensiero o una emozione sorgono, e presto sorgeranno, invece di aggrapparci al pensiero e cogliere così lo spunto per ricreare tutta la situazione che è stata stimolata da quel pensiero (‘lui mi ha detto questo, lei mi ha detto quello…ieri l’altro ieri’), fino a perdere completamente la sensazione di rimanere nel presente, dobbiamo comportarci in un altro modo: si guarda l’emozione e si osserva quella specifica esperienza in quel momento. È importante quel momento; se noi non costruiamo tutta la storia che sta attorno al pensiero che sorge, il pensiero se ne andrà da solo.

Per mantenere un pensiero c’è bisogno di carburante, come la rabbia, per richiamare e costruire tutte le emozioni della storia che questo pensiero ha ricreato. Se invece non ricreiamo tutta la struttura, il pensiero e l’emozione cambiano molto velocemente. Se non reagiamo, in pochi secondi l’emozione ed i pensieri cambiano.

Viene detto che se quando siamo arrabbiati, riusciamo a contare fino a dieci, il nostro modo di reagire sarà molto diverso. Quindi non si va nel dettaglio dell’emozione e del suo significato ma si rimane nell’emozione stessa. La si lascia arrivare, ci si rilassa nell’emozione e le si permette di andare. Può ritornare, spesso ritorna ma è cambiata. Quando impariamo a gestire così pensieri ed emozioni, impariamo a gestire tutto quello che ci succede.

In questo modo non ci sentiamo più oppressi da quello che viene dall’esterno, non consideriamo più che tutto quello che ci succede sta arrivando come una minaccia, ma ci accorgiamo che tutto quello che ci accade è noi stessi, non è qualcosa che viene da fuori ma è noi. Come le onde dell’oceano vanno su e giù ma non sono diverse dall’oceano e non lo disturbano, così le emozioni ed i pensieri non sono diverse da me, non mi disturbano perché sono me.

Quando capiamo questo profondamente non veniamo più disturbati da quello che ci succede e qualsiasi cosa accada siamo in grado di rilassarci e di gestire la situazione . Questo è l’obiettivo dell’addestramento. Divento flessibile, posso decidere come reagire, la mia mente diventa disciplinata e domata. Tutto ciò non è facile ma è questo lo scopo della meditazione. Non è il raggiungere di un po’ di calma di breve durata ma riguarda la trasformazione delle nostre tendenze mentali abituali inconsce.

Estratto da: “ Mind Training, The Lojong of Ringu Tulku” Pubblicato da Dhi Publications London e dalla edizione in italiano: “l’Addestramento Mentale” pubblicato da DHARMAYOGAKARUNA nel 2012. Traduzione di Carlo Donini