C’è qualcosa che possiamo definire “stile di vita”?

Molti credono che non ci sia e in genere ritengono che una persona operi secondo la situazione che le si presenta. Ad esempio, la mamma dice al suo bambino, che sta mangiando una mela, di fare attenzione che non ci siano dei vermi dentro. Ma il bambino senza preoccuparsene risponde: “lasciamo che i vermi si prendano cura di non farsi mangiare”. Questo significa non preoccuparsi delle conseguenze e farsi guidare dalle circostanze, una mancanza di considerazione oggettiva della situazione nel compiere l’azione.

La stabilità mentale è l’obiettivo principale nel tentativo di migliorare noi stessi. Iniziamo perciò il nostro percorso verso uno stile di vita benefico, compiendo dei passi per superare certe tendenze innate. Nella tradizione Yoga, questa stabilità dipende dallo sviluppo di tre fattori: determinazione (Tapa), conoscere se stessi (Swadhyaya) e abbandonarsi alla volontà dell’assoluto (Isvara Pranidhana). Tapa è la determinazione o motivazione di base, che diventa la pratica quotidiana e che dà forza alla nostra volontà. Con Swadhyaya, la conoscenza di noi stessi, cerchiamo di superare le nostre forti e radicate tendenze mentali abituali che ci portano verso il dolore e la sofferenza. Infine, con Isvara Pranidhana cerchiamo di coltivare un po’ di fede o fiducia che un potere più alto, che va oltre, prende cura di tutto.

  In questo processo dovremmo inoltre sviluppare la consapevolezza e degli obiettivi di tipo spirituale. Per migliorare noi stessi è importante essere pienamente consapevoli delle nostre pulsioni o forti inclinazioni e così correggere il nostro modo di agire. Solo una persona equilibrata e vigile può mantenere un’attitudine corretta e accrescere la consapevolezza. Coltivare degli obiettivi proficui in una prospettiva olistica, è il sentiero a una visione spirituale della vita. Nulla, nella nostra pratica, dovrebbe essere fatto impulsivamente.

  Dobbiamo essere molto intelligenti per affrontare il forte senso dell’io radicato in ciascuno di noi. Il senso di “io” e “mio”, limitano il nostro modo di pensare e di vedere le cose. C’è un intero universo che è “non io” e che è responsabile di cosa sta succedendo all’io. Dovremmo imparare ad accettare che un disegno più grande, in questo mondo, opera in realtà per il nostro bene. Potremmo non capirlo, ma dobbiamo sviluppare fiducia di cose che vanno oltre i limiti della nostra intelligenza.

Dobbiamo inoltre essere realisti del fatto che non vediamo le cose come gli altri le vedono o che non vediamo le cose come sono veramente. Noi tendiamo a imporre in noi stessi le nostre idee e finiamo per vedere le cose come noi vogliamo vederle. Distaccandoci da una particolare situazione e vedere le cose in modo più oggettivo è un esercizio molto difficile, ma se ci addestriamo a controllare noi stessi, partendo da delle piccole cose, sarà il modo giusto per iniziare a migliorare la nostra situazione.

Possiamo vedere come creiamo i nostri problemi da questo esempio: a una persona viene chiesto di camminare sopra un’asse stesa sul pavimento, non avrà nessuna esitazione o difficoltà a farlo. Se invece gli viene chiesto di camminare sopra la stessa asse ma sollevata da terra per pochi centimetri sarà un po’ titubante. Ma se l’asse è sollevata a 50 metri di altezza si rifiuterà di camminarci sopra. Questo dipende dalla nostra mente e dal nostro pensiero limitato e negativo. Per risolvere molte delle nostre difficoltà, abbiamo bisogno di una profonda forza mentale.

Ad esempio, una persona pensa: “Ho sopportato questa situazione, ora non la sopporto più!” Cosa gli ha permesso di sopportare la situazione fino ad ora e cosa gli impedisce di sopportarla ulteriormente? Ovviamente la sua mente! Perché si rifiuta di sopportarla ancora? Perché ora è debole! Perché la forza iniziale che aveva nella sua mente ora si è indebolita? Perché ha continuato a dire ripetutamente a se stesso: “Ho sopportato tutto questo e ora non lo sopporto più, è troppo! Qualunque altra persona nella mia posizione non avrebbe sopportato tanto!”. In questo modo quella persona sta solamente pensando in modo negativo e si indebolisce. Se al contrario penserà: “Dove c’è una volontà, c’è una via”, svilupperà una forte determinazione.

Questa volontà e determinazione virtuosa (Tapa) la possiamo ottenere con le pratiche Yoga di Karmayoga (servizio disinteressato per la comunità), le Asana (posture yoga) e il Pranayama (esercizi di respirazione). Lo yoga è perciò un modo di vivere, non è solamente cultura fisica come in genere si pensa.

Le applicazioni pratiche degli ideali yogici nella vita quotidiana, si basano nella filosofia che sta dietro alle tecniche di Yoga che contribuiscono a vivere meglio. Queste tecniche mirano a rimuovere la causa della malattia fisica se presente, e in seguito, rafforzando la stabilità della mente sviluppando una costante calma e consapevolezza, realizzare il proprio potenziale e spirituale.

Smt. Hansaji Jayadeva Yogendra

Traduzione di Carlo Donini per DHARMAYOGAKARUNA

Articolo tratto dal mensile: YOGASATTVA (numero di giugno 2017)http://theyogainstitute.org/newsletter/

 Pubblicato da: THE YOGA INSTITUTE, Mumbai, India